LA LENTEZZA - Milan Kundera

Adelphi

Milano, 1995, pagine 157

 

“ Perché è scomparso il piacere della lentezza? Dove mai sono finiti i perdigiorno di un tempo? Dove sono quegli eroi sfaccendati delle canzoni popolari, quei vagabondi che vanno a zonzo da un mulino all’altro e dormono sotto le stelle? Sono scomparsi insieme ai sentieri fra i campi, ai prati e alle radure – insieme alla natura?”

 

Il racconto descrive in modo spietato alcuni personaggi e le loro debolezze legate alla necessità -soprattutto contemporanea - di apparire, di agire solamente in funzione di un pubblico - anche di un pubblico numeroso e indistinto come quello televisivo. Atteggiamenti di una sterilità devastante che, per poter sopportare l’imbarazzo della loro miseria, devono essere al più presto dimenticati: e per dimenticarli serve la velocità, come per fuggire da qualche cosa di minaccioso.

Diversamente è la notte libertina di un cavaliere e una marchesa, che, con passo lentissimo, si prendono tutto il tempo per gustare un piacere che rimarrà solo loro. Un segreto da custodire, con cui consolarsi nella dolcezza del suo durevole ricordo.

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