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Stirare Fatica Inutile

Stirare è una fatica inutile. Inutile negarlo. Si tratta di una terribile abitudine ereditata da una cultura da “economia domestica” ormai inattuale e, negli ultimi decenni del secolo passato, esasperata da strumenti di tortura sempre più sofisticati ed efficienti.

Nemmeno le nostre nonne stiravano tanto: qualche capo per i giorni di festa (che riutilizzavano più volte) e qualche altra cosuccia ogni tanto, complice probabilmente un ferro da stiro più rudimentale… come tutto il resto delle conquiste tecnologiche dell’uomo, i ferri da stiro elettrici non sono serviti ad alleggerirci la vita, ma ad aumentare semplicemente il loro utilizzo. Paradossale no?

Accogliere acriticamente le abitudini dei propri genitori solamente per assecondare l’illusione che siano indispensabili all’inclusione sociale non è saggio e a volte è dispendioso di fertili energie, che potrebbero invece essere utili per fare meglio cose molto più gratificanti.

Sinceramente, a parte qualche vecchia zia bigotta, o qualche riccone convinto ancora che l’eleganza dipenda dall’abito (e che comunque può permettersi di retribuire chi stira al posto suo), a chi importa più di vedere capi perfettamente stirati?

I motivi per non stirare più si sprecano: il tempo è prezioso! Le ore risparmiate possono essere ben utilizzate per noi stessi, per la nostra famiglia, per i nostri amici…; inoltre è inutile, perché dopo cinque minuti che si portano, i vestiti stirati sarebbero da stirare nuovamente; e poi stirare è logorante, fa male alle braccia, alla schiena, ai polsi ecc…

Si consideri poi che esistono pochi semplici accorgimenti per non indossare indumenti eccessivamente stropicciati: stendere con cura, ripiegare adeguatamente i vestiti asciutti nell’armadio, evitare di acquistare vestiti che necessitano obbligatoriamente di una stiratura e portare quei pochi che abbiamo, e che indossiamo in rare occasioni di gala, in una lavanderia (dove professionisti del mestiere li stirerebbero molto meglio di quello che potremmo fare noi).

Possiamo considerare inoltre gli asciugamani, le lenzuola (che possono essere messe direttamente in lavatrice piegate come le pieghereste per riporle nell’armadio), gli indumenti intimi, i calzini ecc. esenti dalla stiratura.

Quindi? Godetevi la vita che è breve, fragile e preziosa, due ore valgono i vestiti stirati? Fate all’amore, leggetevi un libro, rilassatevi. Non stirare è terapeutico, abbatte lo stress e rende la pelle più liscia.

Se poi siete di quelli che: “stirare mi rilassa” o “ mi danno fastidio sulla pelle i capi non stirati” o “non riuscirei mai a farmi vedere con i vestiti non stirati”… beh, probabilmente non avete di meglio da fare.

I fannulloni scelgono la vita.

 


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Il bradipo

bradipo

Il Bradipo è un animale che può dormire diciannove ore al giorno e sta praticamente tutta la vita sullo stesso albero. Può metterci un mese per completare la digestione di un buon pranzo e può addormentarsi mentre fa la cacca, tanto è il tempo che gli serve per farla. È animale solitario, rarissimi sono gli incontri con i suoi simili e impiega un’ora intera per percorrere cento metri.

Come se avesse già dalla nascita la lucidità di un illuminato, la santità dell’asceta, la pacatezza di certi vecchi, si disinteressa del mondo, ai rapporti sociali e alle prevaricazioni, non ricerca successi e non si arrabatta ad esplorare gli altri alberi o gli animi dei suoi simili per cogliere chissà quale verità. È animale rassegnato, in pace, saggio.

Non si preoccupa di dare senso alla propria esistenza, non si inquieta perché non lo trova.

È da subito ciò che certi uomini si sforzano di essere attuando severissimi esercizi spirituali.

 

 

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Dal discorso di Jean Aulas alla festa di San Fannullone del 1949

Signore e signori,

l’aureola di San Fannullone si libra sopra le nostre teste.

Gloria dunque a San Fannullone!

E gloria a tutti i fannulloni de La Napoule, presenti e futuri.

Vedete, si parla molto male dei fannulloni: la Chiesa ha fatto della pigrizia un peccato capitale e il vostro curato vitupera la fannullaggine dall’alto del pulpito; a scuola il nostro cappellano laico ne fa l’argomento delle sue prediche mattutine; perfino la “saggezza delle nazioni” pretende che “la pigrizia sia madre di tutti i vizi” e l’ingiuria suprema è di gridare: “ Va là, fannullone!”

Ebbene, signore e signori, per fare il fannullone non basta volerlo!

La fannullaggine è un’arte.

E tutti coloro che gridano contro la fannullaggine, in realtà, non sono altro che spiriti pigri che non hanno voluto fare la fatica di andare al fondo delle cose.

La Fannullaggine! Ma è la base di tutti i progressi del genere umano!

[…]

Se non fossero esistiti dei fannulloni come il nostro agile Simon [sindacalista dei pescatori, molto grosso], il quale trova che remare sia una fatica immane, si sarebbe forse pensato di inventare le barche a motore?

Se non fossero esistiti dei fannulloni come i nostri bravi coltivatori di Capitou, che trovano la terra troppo bassa, si sarebbe forse pensato di inventare i trattori?

Se non fossero esistite delle fannullone come voi, signora , che trovate assai penoso lavare la biancheria, si sarebbe forse pensato di inventare quelle belle lavatrici?

E se non fossero esistiti dei fannulloni come me, che trovo che gridare forte sia una fatica immane, si sarebbe forse pensato di inventare la scatoletta [microfono] che sta davanti al mio naso?

I Fannulloni? Ma è a loro che dobbiamo tutto ciò che fa la gioia di vivere.

 

E senza la fannullaggine è tutto il culto del bello a sfuggirci.

Senza pigrizia niente tempo libero,

e senza tempo libero,

niente feste, niente cinema,

niente teatro,

niente pittura né musica.

 

 

E niente cittadine di riposo e di lusso come La Napoule o Cannes.

Niente Costa Azzurra, luogo di incontro di tutti coloro che vogliono fare i fannulloni; niente fiori; pensate forse che chi se ne sta con l’occhio all’orologio e si industria di non perdere un istante, si preoccupi di comprare alla sua bella un ramo della nostra mimosa?

 

Ma la fannullaggine è la madre delle invenzioni e la madre delle arti.

Aggiungerei, per quanto paradossale possa sembrare, che essa è anche la madre del lavoro.

Prendete un bravo fannullone, stanco di dormire sul duro e desideroso di un buon letto. Quale lavoro non eseguirà per potersi pagare la bella camera da letto e il materasso morbido che tanto desidera?

[…]

Prendete il nostro automobilista, che per andare a Cannes vuole evitare i sette chilometri della magnifica passeggiata a piedi, sognando in riva al mare. Lo vedete alzarsi un’ora prima per gonfiare le ruote, soffiare nel carburatore, lavare e lucidare la sua bella macchina e … lavorare due ore per evitare tre quarti d’ora di strada a piedi!

[…]

Prendete i nostri turisti, che per offrirsi il piacere di fare i fannulloni per quindici giorni o tre settimane hanno lavorato senza sosta per undici mesi.

[…]

Non esiste fatica, per quanto lunga e terribile essa possa sembrare, che un vero fannullone non sarebbe capace di affrontare per evitare anche solo un quarto d’ora di lavoro.

Se si volesse fare il calcolo di tutte le ore di lavoro e di veglia per fabbricare tutte quelle macchine destinate a… evitare il lavoro, a donare qualche istante di fannullaggine, si dovrebbe ben convenire che la pigrizia è la madre del lavoro.

Queste banalità avrebbero certamente potuto trovare una forma più raffinata e uno stile più fiorito, ma ammetterete che per celebrare la fannullaggine non si può pretendere un simile lavoro cerebrale.

E vorrei concludere dicendo agli spiriti afflitti che forse non sono riuscito a convincere: non criticate più i fannulloni, poiché voi tutti aspirate, non solo a riposarvi il settimo giorno come dio padre, ma a cogliere la suprema ricompensa di un paradiso ove regna la beata fannullaggine generale!

[…]

 

 

 

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